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Channel: Commenti a: Contro le ripetizioni private
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Di: Furio Detti

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Gentile Fosca,

è una storia buffa quella del mio approdo all’insegnamento.

Sono diventato docente per il lancio di una moneta. testa o Croce, davvero…

Le spiego: il mio obiettivo era diventare ricercatore/docente universitario, dopo aver affrontato 9 concorsi di dottorato e dopo essere arrivato puntualmente – come fosse una formula matematica – n+1 su n posti disponibili, mi ero rotto le scatole di tali meccanismi (per la cronaca divenni dottorando senza borsa all’UniPI, al nono concorso; ma mollai il posto perché stavo cercando fortuna altrove ormai del tutto sfiduciato sulla qualità e sulle modalità di carriera universitaria in Italia). Ho anche insegnato come Professore a Contratto presso l’UniPI, ma in tutt’altro ambito di studi.

Da allora ho fatto stage, corsi, lavorato come cococo, fino al 2007 anno di entrata in ruolo. Deve sapere che ho avuto l’abilitazione all’insegnamento per concorso, l’ultimo effettuato intorno al Duemila. All’epoca ero stagista come giornalista presso la Gazzetta di Mantova e non ero per nulla convinto dell’utilità di affrontare l’ennesima umiliazione del concorsismo imperante in Italia. Mio padre soprattutto insisteva perché mi sistemassi…

Allora quella mattina – il giorno della prima prova del concorso – ho tirato la moneta per tre volte. Fosse uscita croce 2 su 3 mi sarei presentato come se niente fosse al quotidiano; fosse uscita testa (il buonsenso del lavoro sicuro) sarei andato al concorso (al giornale sapevano che mi sarei eventualmente assentato in quei giorni).

Uscì Testa 2 su 3 e dopo altri 7 anni di attesa, mi è giunta la convocazione in Lombardia.

Da allora insegno. Perché uno stipendio fisso è pur sempre meglio di qualsiasi precariato. Semplicemente lavoro per campare. Il pane e le bollette non me le paga uno gnomo invisibile.

Ho comunque la fortuna di questi tempi di disporre di un lavoro che mi consente ancora: 1. di coltivare la mia crescita umana e culturale (mia moglie dice: “Con la testa tu non hai mai abbandonato il mondo dello studio e della scuola”), 2. di godere di uno stipendio regolare ancorché magro (ho vissuto come cococo e non perderò più tempo a descrivere come sia penoso in quel settore farsi retribuire un lavoro svolto); 3. di poter regalare la gioia della scoperta a cervelli freschi e non viziati o stracotti, infarciti di pregiudizi, come quelli degli universitari e degli adulti in genere; 4. di progettare nuovi modi per insegnare qualcosa – gioco che mi entusiasma sempre; 5. di “vendicarmi” delle carognate patite a scuola comportandomi come NON si sarebbero mai comportati molti (non tutti) dei miei vecchi professori, e devo dire che questa è una delle migliori vendette che un uomo possa prendersi.

Tutto qua.


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